Santo Stefano Belbo, Cesare Pavese e la notte dei falò

Valle del Belbo - MoncuccoE’ una notte di inizio agosto.
Dall’alto della collina piemontese di Moncucco, giù a capofitto, il mio sguardo si perde lungo la valle del Belbo, rischiarata dalla luna e dai falò. Quella luna e quei falò che illuminarono molte estati di Cesare Pavese e che rivivono nel suo ultimo romanzo. Nello zaino, ho con me Il mestiere di vivere e un paio di scarpe sportive, ne avrò bisogno!
Intanto, però, assaporo l’atmosfera di una notte di mezza estate, in cui Santo Stefano Belbo ricorda il suo scrittore. Il silenzio della notte in collina è interrotto dalla musica che sale dal basso e si propaga inarrestabile per le colline. La valle del Belbo è ormai un gigantesco anfiteatro, ed io ho la fortuna di trovarmi su una delle ‘gradinate’ più in alto.

Calato il sipario sulla notte dei falò, l’indomani ha inizio il viaggio alla scoperta dei percorsi pavesiani. In tutto 6 itinerari che partono da Santo Stefano e si inerpicano lungo le colline, costeggiando casolari e vigneti, attraverso la campagna delle Langhe, quelle Langhe che “non si perdono mai”.
Ritratto di Cesare PavesePunto di partenza non può che essere la casa natale di Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo, sulla strada che porta a Canelli. Nel corso degli anni, vari proprietari si sono succeduti, alterandone l’aspetto, fino a passare nelle mani della Fondazione Cesare Pavese che organizza visite guidate, eventi tra cui il Festival Pavese, e che ha raccolto una preziosa collezione fatta di oggetti, immagini e parole… ricordi di una vita conclusasi il 27 agosto 1950. Lapidaria, l’ultima frase scritta sulla copia originale dei Dialoghi con Leucò: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.

Santo Stefano Belbo - Casa di NutoLa guida ci accompagna, poi, alla casa di Nuto, quella casa-laboratorio che “è a mezza costa sul Salto” e che è una tappa fissa per lo scrittore ogniqualvolta torna al paese natale. Già, perché lui, Pinolo Scaglione, il falegname, è stato l’amico d’infanzia di Pavese ed ha rappresentato il legame con la sua terra d’origine anche quando gli studi e la notorietà hanno portato lo scrittore lontano da casa. D’altronde “un paese ci vuole… un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo”, e non è dunque un caso che molti dei personaggi di Pavese abitino in questi luoghi. Così, viaggiando per le colline langarole, percorrendone i percorsi pavesiani, è un po’ come entrare nei suoi racconti. E mentre mi incammino per la strada che sale lungo la collina di Gaminella, mi aspetto di trovare in cima “altre vigne, altri boschi, altri sentieri” e mi accorgo che questi paesaggi hanno un che di familiare, come se qui ci fossi già stata… i ricordi personali dell’autore, attraverso i suoi libri, diventano memoria collettiva.

E’ vagabondando per questi sentieri che decido che prima o poi scriverò della Valle del Belbo, di Santo Stefano, della notte dei falò e di Cesare Pavese. Chissà che qualcuno di voi non segua questo mio consiglio di viaggio? Lo spero proprio, perché per capire una terra, questa terra, leggere i racconti altrui non basta, bisogna viverla, “bisogna averla nella ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne”.

Consiglio: se decidete di percorrere gli itinerari pavesiani, vi consiglio come prima cosa di passare dalla Fondazione Cesare Pavese e munirvi della mappa su cui troverete segnati i percorsi con varie indicazioni, per me è stata davvero utilissima :)

 

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4 Responses to Santo Stefano Belbo, Cesare Pavese e la notte dei falò

  1. Luca Passoni says:

    Un giro per Santo Stefano Belbo, Canelli, “la porta del mondo” per Pavese, per le collinge con boschi e vigne è assolutamente consigliato. Ecco un’immagine scattata proprio durante un giro per gli itinerari pavesiani:

    http://www.flickr.com/photos/captainammonite

  2. Chiara says:

    Grazie Luca! molto bella la tua foto :) eh sì, sicuramente merita una visita anche Canelli, non fosse altro per vedere la cattedrale sotterranea ;) http://www.italy360.it/italia/canelli/contratto/cattedrale-sotterranea-invecchiamento-del-vino.html

  3. Rik says:

    Leggendo questo post m’è venuta voglia di rileggere “La luna e i falò”
    Forse ora riuscirò a comprenderlo meglio di quanto poteva fare un ragazzino delle scuole medie
    Grazie Chiara e Bruna per questo bellissimo sito.

    • Chiara says:

      Ciao Rik, grazie per i complimenti! Sono felice che il sito ti piaccia e che ti sia venuta voglia di rileggere “La luna e i falò” :) E’ un libro bellissimo (beh non so se si è capito che mi piace Pavese :D ), però forse alle medie non si ha l’età giusta per apprezzarlo appieno. Buona lettura! ;)

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